Situazione carceri

Riunione 7/05/2020

Trattando il tema “diretti umani”, abbiamo voluto analizzare meglio la situazione nelle carceri, guardandole come luogo di possibile rieducazione. Così, abbiamo chiesto ad una psicologa che lavora nel carcere di Reggio di raccontarci un po’ la situazione in questa realtà che a volte ci sembra così distante.

 

Com’è strutturato il carcere?

Il carcere di Reggio Emilia è diviso in 3 reparti, reparto uomini, reparto donne camorriste e reparto trans. I detenuti totali sono 480 e gli educatori invece sono solamente 3 per tutti.

L’obiettivo primario del carcere è quello di sostenere il detenuto durante la carcerazione e prepararlo alla vita dopo.

 

Qual è il principale problema che i detenuti devono affrontare?

Il problema principale sono i soldi, certe persone non hanno nemmeno un euro per poter chiamare a casa. Molte persone vengono da situazioni di lavoro in nero quindi non gli è mai stato riconosciuto niente.

La religione non è un problema, non ci sono discriminazioni religiose ed ognuno è libero di professare quello in cui crede.

Ci sono differenze di etnia, ma non creano cosi tanti problemi, come invece vogliono far credere i film. I ragazzi mussulmani sono i più rispettosi soprattutto nei confronti delle donne.

Donne e bambini sono intoccabili all’interno del carcere.

 

Che tipo di gente c’è?

Il 40% del carcerati sono extracomunitari, non perché questi siano più cattivi di altri, ma perché queste persone non possiedono una dimora e quindi il periodo che procede la condanna lo passano in carcere; inoltre automaticamente una persona perde il permesso di soggiorno o l’asilo politico.

 

Qual è la routine della giornata?

I carcerati stanno dalle 20 alle 8 nella loro cella: gli uomini sono insieme a coppie, mentre le donne e i trans hanno stanza singole. L’ora d’aria è concessa due volte al giorno. Ci si cucina nella propria cella, infatti si ha a disposizione una lametta, un fornello a gas e un accendino.

La manutenzione del carcere è affidata ai carcerati: chi si occupa delle pulizie, chi della cucina, chi del giardino. Durante il periodo estivo è concesso dedicarsi ad attività sportive.

 

In cosa consiste l’incontro con la psicologa?

Gli psicologi sono a disposizione di tutti, ma solo circa la metà decide di intraprendere una terapia/fare delle sedute. C’è anche un team di psichiatri per casi un po’ più gravi.

Si cerca di aiutarli nel loro percorso di consapevolezza dello sbaglio commesso, si cerca di far passare il messaggio che una seconda possibilità è concessa. Il problema di molti carcerati è che una volta usciti non hanno una famiglia che li aspetta ( in casi estremi la persona non viene riconosciuta più né dalla famiglia né dalla comunità a cui apparteneva) e quindi faticano a trovare una ragione per tornare alla vita comune.

La cosa che più manca sono i figli e il senso di colpa verso di loro.

 

Ci sono possibilità di lavoro?

Si cerca di “distribuire la coperta corta per tutti”.

All’interno del carcere c’è un programma di studi approvato dal ministero per il percorso di scuola elementare, medie e superiori; ci sono corsi professionalizzanti ( es. operatori di cambusa, aiutanti cuoco, servizi ecologici… ) e la scuola per diventare OSS.

Ci sono corsi di teatro, musica, un campo da calcio ed una palestra.

Un ragazzo è stato assunto dalla ditta che ha vinto l’appalto per la manutenzione dell’impianto elettrico del carcere; adesso sta scontando i suoi ultimi 3 anni di pena ai domociliari lavorando per questa azienda.

 

C’è qualcuno che non vuole stare lì?

L’automutilazione è all’ordine del giorno, soprattutto perché viene concessa una lametta. I soggetti più a rischio sono quelli che entrano giovani e hanno lunghe pene da scontare, quindi hanno “troppo tempo a disposizione per pensare a sé e poco per crearsi una vita fuori”.

 

Cosa pensi dell’ergastolo?

L’ergastolo è anticostituzionale sulla carta.

A Reggio è presente un solo caso: ha sempre avuto problemi psichiatrici, ma la madre per vergogna non ha mai voluto riconoscerli. E’ ricoverato in psichiatria e pensa che tutte le persone lì presenti siano sue marionette. Lui ha fatto davvero qualcosa di brutto ed è uno di quegli esempi che non è riconosciuto né dalla famiglia né dalla comunità. Quindi si, l’ergastolo è anticostituzionale, ma quale potrebbe essere il futuro per una persona cosi?

 

E sull’isolamento?

Ci sono delle regole ben precise: un massimo di 3 giorni e almeno 2 volte al giorno un medico deve costatare se psicologicamente e fisicamente sei in grado di sostenere l’isolamento. Esso ha un significato educativo solo se poi la persona può tornare tra i compagni. E’ una sorta di deprivazione sensoriale.

“ Il passaggio dal carcere è obbligatorio, è necessario provare sulla pelle il senso di colpa e accettarlo: è il primo passo per andare avanti. Il carcere deve essere un passaggio rieducativo e riabilitativo. Cosa si potrebbe fare un più? Dare più assistenza psicologica e aiuterebbe avere più opportunità di lavoro sia durante che dopo la carcerazione.

Siamo fortunati ad essere nati dalla parte della luce e celebrare quello che la vita ci da la possibilità di scegliere. “